mercoledì 16 ottobre 2013

La soprintendente Bonomi replica alle polemiche

Mercoledì, 16 Ottobre 2013: CMnews

Le recenti notizie apparse sulla stampa regionale relative al Parco Archeologico dell’antica Medma di Rosarno impongono a questa Soprintendenza di rendere noto il vero stato della questione al di là di ogni polemica.
parco medma
La città di Rosarno (RC) possiede il Parco Archeologico dell’antica Medma, in seguito all’esproprio effettuato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria nell’ottobre 1993, quando furono acquisiti al Demanio dello Stato più di otto ettari di area archeologica già sottoposta a vincolo con Decreto Ministeriale; solo successivamente, in tempi più recenti, a quest’area si aggiunse quella di proprietà della Provincia di Reggio Calabria, da questa assegnata all’Istituto Agrario di Rosarno.
Va precisato innanzitutto che l’identificazione della polis medmea con l’attuale Rosarno si deve all’archeologo Paolo Orsi che ne individuò il sito su Pian delle Vigne, a seguito del rinvenimento di due aree sacre: una in contrada Calderazzo, l’altra in località S. Anna; e di una limitata area di necropoli in località Nolio Carrozzo. A partire dagli anni sessanta del secolo scorso e in modo più regolare e continuo dagli anni ottanta e fino ad oggi, la ricerca archeologica a Medma è stata effettuata dai funzionari della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria che hanno diretto e coordinato le ricerche anche in collaborazione con archeologi esterni ed Università; in particolare nel corso degli anni sessanta del secolo scorso con la collaborazione di Salvatore Settis (già direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa) sono state eseguite indagini in località Calderazzo con il rinvenimento di una porzione di area sacra, del settore di un’abitazione e di una fornace di età greca. Gli scavi sul Pian delle Vigne sono continuati negli anni settanta con una serie di rinvenimenti relativi all’abitato medmeo (scavi nelle proprietà Montagnese, e Scarano) ai quali collaborò Maurizio Paoletti (ora docente di archeologia all’Università di Cosenza); negli anni ottanta la Soprintendenza si avvalse della collaborazione dei proff. Maurizio Paoletti e Maria Cecilia Parra (ora docente all’Università di Pisa), per lo scavo in proprietà Ciurleo-D’Agostino, nei pressi dell’attuale cimitero, che portò, tra l’altro, al rinvenimento di una strada di grandi dimesioni (circa 14m), la plateia maggiore della polis. Nel corso del tempo e fino ad oggi le indagini sono proseguite determinando nuove e importanti acquisizioni nel settore urbano (rinvenimenti di abitazioni ed arterie viarie) e soprattutto di due nuove aree sacre all’ex Mattatoio e al Campo sportivo (con la messa in luce del basamento templare), ma anche di vaste aree della necropoli, in località Lacquari e Nolio Carrozzo. Sul piano scientifico le indagini degli ultimi dieci anni, condotti dal funzionario dott.ssa M. T. Iannelli hanno consentito di definire una nuova cronologia della fondazione della città, che ora è fissata all’inizio del VII sec.a.C. e non più alla metà del VI, così come era stata determinata dall’Orsi, secondo i dati allora disponibili. Le ricerche archeologiche medmee sono state oggetto di pubblicazioni (monografie e articoli in riviste ed atti di Convegni scientifici).
A Rosarno la collaborazione tra la Soprintendenza, il Comune e le altre Istituzioni data all’anno 2000. Il 24 ottobre di quell’anno il Soprintendente E. Lattanzi, il Sindaco G. Lavorato, il Rettore dell’Università degli Studi di Reggio Calabria A. Bianchi firmarono un protocollo d’intesa “Per la valorizzazione dell’area demaniale all’interno del Parco Archeologico dell’antica Medma”, che succesivamente il 16 novembre 2001 venne sottoscritto anche dalla Provincia di Reggio Calabria (Dott. A. C. Calabrò in qualità di Presidente).
Il nuovo protocollo d’intesa, sottoscritto dai quattro Enti ( Comune, Soprintendenza, Provincia, Università Mediterranea) prevedeva, tra l’altro, che due degli immobili siti nel Parco, di proprietà della Provincia, fossero concessi in comodato d’uso: uno all’Università Mediterranea di Reggio Calabria per ospitare studenti e professori e per realizzare la “Scuola di Archeologia”, l’altro alla Soprintendenza per la realizzazione del Museo Archeologico dell’antica Medma.
Con delibera n. 46 del 6/11/2001, l’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, a seguito di un incontro con le parti contraenti il protocollo d’intesa sopra citato, approvava un progetto preliminare inerente la valorizzazione dell’area archeologica dell’antica Medma, nel quale si prevedeva, tra l’altro, il finanziamento per la ristrutturazione dei due immobili sopra citati: la Scuola di Archeologia e l’ Antiquarium, compreso l’allestimento.
Il 23/03/2004 (Sindaco avv. Saccomanno), veniva confermato il protocollo d’intesa tra le parti contraenti sopra citate, che si impegnavano a rendere esecutivi gli appalti sia della progettazione relativa alla ristrutturazione e all’allestimento degli immobili sopra descritti, sia di quella relativa al progetto PIT denominato “Parco Archeologico di Medma”, già finanziato dalla Regione Calabria che prevedeva la sistemazione dell’area archeologica e la videosorveglianza; entrambe le progettazioni erano state curate, senza alcun onere, dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria (per la parte inerente l’allestimento museale e lo scavo e il restauro delle preesistenze archeologiche), come concordato nei vari protocolli d’intesa sottoscritti in precedenza.
Va riconosciuto al Sindaco G. Lavorato, il vero e più convinto promotore della collaborazione tra gli Enti, finalizzata alla valorizzazione del Parco Archeologico dell’antica Medma, un ruolo decisivo nella richiesta e nella sollecitazione, sia all’Amministrazione Provinciale che alla Regione Calabria, dei finanziamenti dei progetti di cui sopra. I lavori finanziati con il progetto PITsono stati eseguiti e collaudati negli anni 2008-2009; sono state realizzate anche le ristrutturazioni dei due immobili adibiti rispettivamente a Scuola di Archeologia e ad Antiquarium, come pure la videosorveglianza del Parco.
Bisogna registrare che l’immobile destinato a Scuola di Archeologia è stato soggetto ad atti vandalici che hanno distrutto e deturpato la struttura rendendola inagibile. Di recente, gli stessi locali, a seguito del finanziamento da parte della Provincia, sono stati nuovamente ristrutturati e ora ospitano laboratori del contiguo Istituto Agrario.
Nell’anno 2007 il giorno 26 del mese di aprile, venne stipulato un nuovo protocollo d’intesa tra Provincia di Reggio Calabria, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, Soprintendenza Archeologica della Calabria, Comune di Rosarno (Sindaco G. Martelli), Università Mediterranea di Reggio Calabria, Comuni di: Gioiosa Jonica e Palmi, che tra l’altro prevedeva il finanziamento di € 1.850.000,00 per lo scavo, il restauro e la sistemazione del Parco dell’antica Medma.
Si deve registrare un ritardo nei lavori di allestimento dell’Antiquarium e di sistemazione del Parco che è da imputare alle vicissitudini subite nell’ espletamento delle gare di appalto curate dalla SUAP di Reggio Calabria: per il primo lotto di lavori la prima gara è andata deserta, quindi ne è stata bandita una seconda, ormai espletata. I lavori di allestimento dell’Antiquarium sono stati regolarmente consegnati nel luglio scorso e la ditta incaricata ha tempo di realizzare l’allestimento entro il prossimo mese di dicembre. Per il secondo lotto, il ritardo è stato determinato da un ricorso presentato da una delle ditte partecipanti alla gara; solo di recente il TAR ha sbloccato i lavori, così da consentire alla provincia di consegnare il cantiere.
Per quanto riguarda gli incendi, quello dell’anno scorso, che effettivamente ha determinato gravi danni alle piante del Parco, e che guarda caso è stato appiccato proprio mentre il personale incaricato da Comune e Soprintendenza effettuava la ormai consueta pulizia dell’area, si deve ancora una volta precisare, che purtroppo la zona archeologica, già fin dal momento dell’esproprio e nel corso degli anni successivi, è stata oggetto di numerosi atti vandalici che vanno dalla distruzione di un piccolo fabbricato per il ricovero degli attrezzi, agli incendi dolosi, alle buche clandestine e alla sottrazione del prodotto dell’uliveto secolare che letteralmente hanno devastato l’area. Quindi il recente incendio doloso è l’ennesimo che ha dato il colpo di grazia ad un’area da tempo “straziata” dai vandali.
A niente sono valse le denunzie alle forze dell’ordine, puntuali e costanti della Soprintendenza che più volte, insieme all’allora Intendenza di Finanza, ha invano cercato di affidare ad esterni i lavori agricoli per la manutenzione delle piante (tutte le gare sono andate deserte e perfino l’Associazione Libera si è rifiutata di intervenire perché l’area era troppo limitata e quindi non era abbastanza produttiva); e a nulla sono valsi gli accorati appelli dell’allora Sindaco Lavorato.
E’ probabile che una delle ragioni di questa costante attività distruttrice sia da ricercare nella stessa costituzione di questo primo nucleo di Parco archeologico (in realtà la zona interessata dalla presenza della città antica è molto più vasta), il cui esproprio da parte della Soprintendenza ha letteralmente strappato alla speculazione edilizia della malavita locale il possesso di questa zona della città, molto appetibile; l’esproprio dell’area è stato possibile grazie alla disponibilità e al senso civico della proprietaria Sig.ra Naso che non ha ceduto alle lusinghe dei probabili acquirenti che più volte avevano tentato di “convincerla” a cedere la proprietà, subito dopo la morte del marito; la stessa, a suo tempo e più volte, ebbe a dichiarare che preferiva vendere allo Stato e non a “certa gente”. Quindi l’esproprio di quest’area, da tempo sottoposta a tutela, è stata percepita dall’opinione pubblica locale come una prova tangibile della presenza dello Stato che era riuscito ad affermare la legalità in un’area vincolata e pertanto a rischio di speculazione.
E’ falso quindi affermare che gli incendi sono dovuti all’incuria dei luoghi; da tempo, con la collaborazione del Comune di Rosarno la Soprintendenza riesce a diserbare tutta l’area almeno una volta l’anno e tempo addietro lo scavo in contrada Calderazzo, effettuato con la direzione del funzionario della Soprintendenza, in collaborazione con il prof. Paoletti, è stato oggetto di restauro mediante l’utilizzo di un finanziamento ministeriale.
Non è vero che la richiesta avanzata dall’Istituto Agrario di Rosarno per ottenere la gestione del Parco, inviata alla Soprintendenza il 25 agosto 2012, non ha ottenuto risposta; con la nota del 18 ottobre 2012 la Soprintendenza ha dovuto declinare l’offerta poiché era in corso la stipula della convenzione tra Comune e Soprintendenza per la gestione del Parco in questione; convenzione che è poi stata perfezionata, autorizzata dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria ed infine sottoscritta da entrambi gli Enti il 25 luglio 2013. Essa prevede la manutenzione ordinaria del Museo da parte della Soprintendenza e quella del Parco da parte del Comune, determina le modalità di apertura al pubblico, la sorveglianza, l’assistenza ai visitatori, il monitoraggio conservativo e la manutenzione ordinaria del patrimonio, nonchè le attività promozionali dell’area e per l’area.
Si ribadisce infine che nessuna negligenza è imputabile alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, che, superando le note e manifeste difficoltà ambientali, ha vincolato ed espropriato l’area, ha promosso il Parco Archeologico dell’antica Mendma in stretta collaborazione con il Comune e la Provincia di Reggio Calabria, ha dato luogo a numerose attività di conoscenza, studio, conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico, e ancora si impegnerà strenuamente perché tutti i progetti in campo si realizzino positivamente.
IL SOPRINTENDENTE
Dott.ssa Simonetta Bonomi

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