venerdì 25 marzo 2011

Il Sindaco in commissione Agricoltura di Montecitorio

Per il mezzogiorno d’Italia, per la piana di Rosarno in particolare, l’agricoltura rappresenta la fonte principale di reddito per le famiglie. La crisi del settore si riflette pertanto direttamente e con effetti devastanti sul tessuto sociale e sugli equilibri economici. La crisi  ha raggiunto in questa stagione livelli non più sopportabili e le ricadute si fanno sentire soprattutto sulla manodopera stagionale che, nel nostro territorio, è fortemente caratterizzata da forza lavoro immigrata. In assenza di interventi straordinari si rischia il collasso: sono troppi i nuclei familiari senza reddito e non allarmistico dire che potrebbero determinarsi nuove tensioni sociali. Al governo chiediamo di intervenire con urgenza per riportare l’agricoltura del Mezzogiorno tra le priorità dell’azione di Governo. E’ una sfida fondamentale!


mercoledì 2 marzo 2011

Se anche Rosarno (RC) ha la sua regina (sindaco): Elisabetta Tripodi





L’apoteosi di Elisabetta Tripodi.Torna la democrazia ed anche la speranza in un mondo migliore?



MA A ROSARNO, PUÓ VINCERE ANCHE UNA DONNA

Domenico Salvatore



In illo tempore, avevamo detto e scritto che la civile e democratica Rosarno; la città degli onesti, della new generation, sarebbe stata capace di ritrovare la bussola. Scripta manent, verba volant. Sarebbe sterile, monotono ed improduttivo se non controproducente negare, che a Rosarno esista la mafia. Sarebbe come volersi arrampicare sugli specchi o discutere sul sesso degli angeli. Lo Stato c’è, però; si vede e si tocca. Il ritorno alle urne dopo la parentesi buia ed opaca dello scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose. La ‘ndrangheta a Rosarno era targata Pesce-Bellocco-Ascone e satelliti vari, tanto per intenderci.

Lo ha certificato per decenni, la Commissione Parlamentare Antimafia diretta dai vari: Paolo Rossi, Nicola Lapenta, Abdon Alinovi, Donato Pafundi, Francesco Cattanei, Luigi Carraro, Gerardo Chiaromonte, Luciano Violante, Tiziana Parenti, Ottaviano Del Turco, Giuseppe Lumia, Roberto Centaro, Francesco Forgione, Beppe Pisanu; ( quella attuale, a titolo di cronaca è formata da Presidente, Pisanu Beppe, PdL, Senatore; Vicepresidenti: De Sena Luigi, PD, Senatore, Granata Benedetto Fabio, PdL, Deputato; Segretari Vallardi Gianpaolo, LNP, Senatore, Genovese Francantonio, PD, Deputato; Componenti Senatori: Armato Teresa, PD • Carofiglio Gianrico, PD • Caruso Antonino, PdL • Costa Rosario Giorgio, PdL • D’Alia Gianpiero, UDC-SVP-Aut • Della Monica Silvia, PD • Fasano Vincenzo, PdL • Garavini Laura (Capogruppo PD) – Garraffa Costantino, PD • Gentile Antonio, PdL • LatronicoCosimo, PdL • Lauro Raffaele, PdL • Leddi Maria, PD • Li Gotti Luigi, IdV • Lumia Giuseppe, PD • Maraventano Angela, LNP • Maritati Alberto, PD • Musso Enrico, PdL • Saltamartini Filippo, PdL • S arro Carlo, PdL • Serra Achille, PD • Valli Armando, LNP • Vizzini Carlo, PdL Deputati • Belcastro Elio Vittorio, Misto, MpA • Bordo Michele, PD • Bossa Luisa, PD • Buonanno Gianluca, LNP • Burtone Giovanni Mario Salvino, PD • D i Pietro Antonio, IdV • D’ Ippolito Ida, PdL • Garavini Laura, PD • La boccetta Amedeo, PdL • Laratta Francesco, PD • Lazzari Luigi, PdL • L ussana Carolina, LNP • Marchi Maino, PD • M asinello Giuseppe Francesco Maria, PdL • Napoli Angela, PdL • Orlando Andrea, PD • Papa Alfonso, PdL • Piccolo Salvatore, PD • Sisto Francesco Paolo, PdL • Stagno D’Akcontres Francesco, PdL • Taglialatela Marcello, PdL • Tassone Mario, UdC • Torrisi Salvatore, PdL . Lo certifica la DNA, guidata dai vari: primo procuratore nazionale antimafia, ex procuratore aggiunto di Milano, da pochi mesi a capo della procura generale di Palermo, Bruno Siclari (1992-1997); cui segue il procuratore di Firenze, Pier Luigi Vigna (1997-2005). Nell’ottobre 2005, il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, nomina procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, con 18 voti favorevoli (tra cui quello del vice presidente, Virginio Rognoni).

La storia di questa figura di prestigio ma anche di grande responsabilità, comincia prima, però. In principio c’era l’ Alto commissariato per la lotta alla mafia, nomina che il prefetto Emanuele De Francesco, ottiene il 5 settembre del 1982, pochi giorni dopo l’ assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraio; poi toccherà al prefetto, Riccardo Boccia (che assume l’ incarico il 22 marzo ‘ 85) e al prefetto Pietro Verga ( il 30 dicembre ‘ 86). Il 5 agosto 1988, su proposta del ministro dell’ Interno, Antonio Gava, un magistrato, Domenico Sica, viene nominato per la prima volta prefetto e destinato a dirigere l’ Alto commissariato. A Sica, succede il prefetto Angelo Finocchiaro. Questa figura verrà sostituita dal Parlamento con una nuova, analoga, ma scelta fra i magistrati. Dapprima Bruno Siclari, poi Pierluigi Vigna ed attualmente, Piero Grasso. Lo certificano soprattutto i comandi provinciali della Guardia di Finanza, diretta dal colonnello Alberto Reda e dei Carabinieri diretti dal colonnello, Pasquale Angelosanto. La Questura, guidata dal Dirigente Superiore, Carmelo Casabona e la Prefettura, diretta dal prefetto Luigi Varratta. La mafia a Rosarno non è ancora battuta, naturalmente. Ma lo Stato attraverso le sue istituzioni, sta mettendo le cose a posto. I provvedimenti duri, severi e rigorosi, a parte il famigerato 41 bis per i capi, sono un ottimo deterrente. Diversi bunker sono stati scoperti ed i mammasantissima, imprigionati. I rampolli dei casati storici di ‘ndrangheta, stanno tentando di prendere in mano le redini del business, ma non hanno né il carisma, né l’occhio dei vecchi capibastone; alcuni dei quali sono defunti, altri in galera. Sono tutti sotto controllo. Centrosinistra e Centrodestra in disaccordo (quasi) su tutto, riescono, almeno in questo, a trovare una parvenza di accordo. La lotta al crimine, è, e resterà sempre una priorità assoluta.

Nella città di Rosarno, la donna, schiava, serva, prigioniera ed oppressa per tanto tempo, negli ultimi decenni ha conquistato spazio vitale; frutto degli scontri generazionalii nelle catacombe post-moderne e paleo-industriali, portate avanti con coraggio e grande sensibilità dalla classe intellettuale di Rosarno, che sta prendendo il sopravvento, dopo decenni di letargo. Il maschilismo più becero, reazionario e conservatore, schiavista ed asservitore si è ammorbidito di parecchio. L’8 marzo o Festa delle Mimose, la Festa della Mamma o della Nonna, non sono sterili enunciati destituiti di ogni fondamento, ma importanti conquiste di civiltà. Ecco anche, come vien fuori l’affermazione di Elisabetta Tripodi, e dell’intera coalizione di centrosinistra, che l’ha sostenuta. Il consigliere regionale Antonino De Gaetano, non sta più nella pelle:” La vittoria elettorale di Elisabetta Tripodi, dimostra – una grande voglia di cambiamento, che riteniamo un segnale assai positivo per l’intera Calabria; al neo sindaco facciamo gli auguri di buon lavoro, ben sapendo quanto sarà impegnativo il compito che l’attende. Tripodi avrà accanto, però, un’intera comunità desiderosa di mettersi alle spalle un passato che ha visto la città della Piana balzare troppo spesso, e in negativo, agli onori della cronaca nazionale. Siamo convinti, che la nuova amministrazione, saprà indicare e imboccare la via del riscatto, garantendo buon governo, rispetto della legalità e della dignità dei lavoratori migranti. Dal dato elettorale di Rosarno, però, arriva anche una chiara lezione politica: la strada che indica lo scenario rosarnese, dove la sinistra alternativa, ha appoggiato con una lista unitaria il neo sindaco Tripodi, contribuendo alla sua affermazione, è quella che può davvero condurre ad un’inversione di tendenza nell’attuale panorama politico.

Per questo abbiamo da tempo sollecitato la costruzione di liste unitarie per la Provincia e il Comune di Reggio, aspirando alla costruzione di una sinistra autorevole, forte numericamente e radicata socialmente, capace di farsi portavoce dei reali bisogni della comunità. Rosarno oggi, ci conferma che non solo esistono le condizioni per l’unità, ma che l’unità è quello che vogliono e sono pronti a premiare gli elettori calabresi”. Va in brodo di giuggiole, pure l’onorevole, Nicodemo Oliverio, come riporta l’agenzia Asca: ”L’elezione di Elisabetta Tripodi a sindaco di Rosarno (Rc) e’ un’ottima notizia per tutti i cittadini del centro del Reggino e per la politica, perche’ dimostra che soffia anche in Calabria il vento del cambiamento, cosi’ come succede in queste ore per il Governo nazionale. Il parlamentare del Partito Democratico, Nicodemo Oliverio, capogruppo in Commissione Agricoltura alla Camera, commentando gli esiti del ballottaggio per l’elezione del sindaco di Rosarno, afferma ”Auguri e complimenti ad Elisabetta Tripodi ed a tutta la sua coalizione ed ora, tutti al lavoro per rilanciare una cittadina che merita qualcosa di diverso da quello che purtroppo e’ risaltato alle cronache negli ultimi mesi. Una nuova politica, fatta soprattutto di ascolto e di risposte serie e concrete alla gente, senza false promesse o impegni di ogni tipo, sono sicuro che aiutera’ molto la citta’ di Rosarno ad aprire un capitolo nuovo della sua storia amministrativa”. Elisabetta Tripodi, 44 anni, sposata e madre di due figli, è segretario comunale a Rizziconi e San Ferdinando, che ha ottenuto 3.725 voti, pari al 52,4o%; Saccomanno ha avuto 3.384 voti (47,60) ha superato al ballottaggio l’ex sindaco Giacomo Saccomanno, sostenuto da alcune liste civiche. Al primo turno era rimasto fuori, il candidato del Pdl, Raimondo Paparatti. A Rosarno torna da insediarsi un sindaco ed il Consiglio comunale dopo una gestione commissariale per presunte infiltrazioni mafiose.

Nello scorso inverno Rosarno salì sulla ribalta delle cronache nazionali per la cosiddetta rivolta degli immigrati, impiegati nella zona soprattutto per la raccolta degli agrumi.Non potevano mancare i complimenti delle donne. A partire dall’on. Doris Lo Moro:” L’elezione di Elisabetta Tripodi a Sindaco di Rosarno è una vittoria della Calabria che vuole un vero cambiamento. E’ stata scelta una donna giovane, capace e competente che saprà ridare serenità e speranza ad una popolazione troppo spesso piegata da problemi annosi che ne hanno offerto un’immagine inaccettabile. Rosarno ha i suoi problemi, come tanti altri comuni calabresi, ma da oggi, ha guadagnato una importante normalità : quella di essere rappresentata da una persona, che potrà discutere alla pari, in tutte le sedi istituzionali di lotta alla criminalità, di integrazione degli immigrati e di lavoro regolare, ma anche di altri argomenti che accomunano tutti i nostri comuni, come il tema del patto di stabilità e quello del welfare. La vittoria di questa donna costituisce inoltre un risultato da cui ripartire per il PD e per tutto il centro-sinistra. Da donna, voglio ancora aggiungere che il nuovo Sindaco di Rosarno, dimostrerà sul campo, che più donne in politica e nelle istituzioni, aiutano la qualità della nostra democrazia. Brava, Elisabetta!”. Avevamo detto e scritto che a Rosarno ci fossero le menti aperte, i cervelli in gamba, le persone giuste per uscire fuori dal ghetto socio-culturale e morale. Le nuove generazioni, amano troppo la libertà e la democrazia, per gettare la spugna. Vogliono essere protagonisti del loro tempo. Vogliono decidere del loro destino. Unusquisque faber est fortunae suae. Ma Rosarno della gente perbene, onesta, intelligente, laboriosa è nota anche per altre vicende, che l’ hanno additata come una cittadina di grosso spessore culturale e politico. Ai tempi del sindaco comunista, Pino Lavorato, Rosarno fu il primo comune a costituirsi parte civile in un processo alla’ndrangheta. Difeso e tutelato anche dal consigliere provinciale Nino Stillittano, pure lui del PCI, ex gerarca comunista di Piazza Castello, autorevole presidente pro tempore del CORECO di Reggio Calabria, consigliere provinciale per quindici anni e consigliere comunale a Montebello Jonico. Allora la città si faceva notare per l’accoglienza dei vu’ cumprà ed il senso dell’ospitalità. Tuttavia, riteniamo che ci siano margini di recupero e di ricucitura dello strappo.Onore e gloria ad Elisabetta Tripodi, ma per amministrare Rosarno, il primo cittadino rosarnese, ha bisogno di tutti.

 Domenico Salvatore