Intervista sulla Città Metropolitana
Cosa può cambiare nei destini di Rosarno con la realizzazione di Reggio Città metropolitana?Se la Città Metropolitana una volta delineata dal punto di vista amministrativo coinciderà con l’intero territorio provinciale non cambierà nulla, sarà solo un diverso “nomen” per individuare un ente sovracomunale, quindi, non enfatizzerei più di tanto la nascita della Città Metropolitana, rispetto al ruolo oggi svolto dalla Provincia. E’ chiaro che in termini di rappresentanza politica ci troveremmo sicuramente in difficoltà perché sarebbe più arduo far sentire le istanze del territorio della Piana di Rosarno, insisto su questa definizione geografica che è sparita dall’informazione giornalistica. Ma nell’ottica di un ridisegno delle competenze degli Enti ed in un momento storico di grande fibrillazione e messa in discussione di tante certezze del passato Rosarno verso dove guarda? Vi sono dei territori a Nord di Rosarno con i quali ci legano comunanze e scambi commerciali ed omogeneità di territori agricoli. Un piano integrato con questi comuni non lo vedrei male anche perché stiamo già elaborando il Piano Strutturale Associato insieme ad alcuni comuni limitrofi della Provincia di Reggio Calabria ed al comune di San Calogero (VV). Siamo dei precursori in questo senso. E le popolazioni in tutto ciò che ruolo svolgeranno? Credo che un referendum confermativo ai sensi dell’art. 133 della Costituzione consentirebbe alle popolazioni di esprimersi sulla volontà di far parte di un’aggregazione territoriale piuttosto che di un’altra valutandone i vantaggi. E’ un modo altamente democratico che però rende necessario che la gente sia informata compiutamente dell’argomento per decidere in modo consapevole. |
venerdì 24 febbraio 2012
Città Metropolitana
Al Ministro Fornero
Nel mese di dicembre 2011
il Presidente della Giunta Regionale Scopelliti e l’assessore
Regionale al Lavoro Stillitani hanno inviato alla Sua attenzione un
documento, sottoscritto da tutte le sigle sindacali, nel quale si
evidenziava lo stato di profondo disagio di questi 5000 lavoratori,
impiegati da oltre 15 anni nella pubblica amministrazione, e si
chiedeva la convocazione di un tavolo tecnico presso il Ministero per
approfondire la tematica e trovare delle soluzioni per il loro futuro
lavorativo.
Ci permettiamo di
scriverle nella qualità di sindaci di paesi calabresi che nei loro
comuni usufruiscono del lavoro di tanti LSU/LPU, senza i quali,
sicuramente, molti servizi legati ai cittadini non potrebbero essere
assicurati.
Proprio perché il loro
lavoro è divenuto indispensabile non ci sembra corretto che una
categoria di lavoratori sia discriminata e che venga consentito una
sorta di “lavoro nero”. Infatti, questi uomini e queste donne,
nei 15 anni di attività non hanno mai ricevuto alcun contributo
previdenziale percependo un assegno dall’INPS come disoccupati di
circa 500 euro al mese per 20 ore di lavoro settimanali.
L’attuale legislazione
limitativa in materia di assunzioni negli enti locali ed i tagli alle
loro finanze impediscono a molti comuni l’effettuazione di concorsi
pubblici loro riservati, condannandoli ad un destino di precariato
perpetuo.
Comprendiamo le difficoltà
oggettive di questo momento di crisi economica ma non possiamo
sottacere la necessità di far sentire la nostra voce per una
maggiore dignità e per i diritti di questa categoria di lavoratori
che da troppo tempo aspettano provvedimenti governativi che gli
consentano di uscire dal limbo di coloro che in virtù di una legge
nazionale lavorano per gli enti ma non hanno alcun rapporto di
dipendenza con gli stessi e sono solo degli “utilizzati”.
Confidando in un positivo
riscontro, porgiamo distinti saluti.
Il
Sindaco di Rosarno
Elisabetta Tripodi
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