venerdì 30 settembre 2011

In Trincea

Conversano – Nella giornata conclusiva del festival sul giornalismo d’inchiesta Caratteri Mobili, la città di Conversano ha avuto l’onore e il piacere di ospitare la giovane sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi. Il tema per il quale la dott.ssa Tripodi è intervenuta, intervistata dalla brava giornalista e scrittrice Annarosa Macrì, aveva come titolo “In trincea” e forse mai come in questo caso un titolo è stato così vicino alla realtà, dal momento che la sindaco di Rosarno, si trova da alcuni mesi alla guida di una giunta comunale completamente nuova, dopo 2 anni di commissariamento per infiltrazione mafiosa di stampo ‘ndranghetista.
Elisabetta Tripodi, da qualche settimana sotto scorta per aver ricevuto una lettera minatoria da parte del boss della piana di Gioia Tauro Rocco Pesce, viene intervistata poco prima del suo intervento nella splendida cornice del chiostro di San Benedetto. Alla luce dei suoi primi mesi di amministrazione municipale, la neo-sindaco di Rosarno viene sollecitata a rispondere sul perché una donna, professionista e madre di due figli, pensi ad un certo punto della sua vita, di stravolgere la sua tranquilla quotidianità e di lavorare “in trincea”. La risposta della Tripodi appare quasi ingenua, forse per la delicatezza e l’eleganza del suo modo di parlare; in realtà nelle sue parole traspare evidente una grande passione e un’ostinata determinazione a dare alla sua città una speranza di cambiamento, alla quale in pochi ormai credevano e credono.
La cosa di cui ci si dovrebbe stupire infatti, non è tanto che una donna coraggiosa come la Tripodi, decida di attivarsi per cambiare lo stato di cose esistente nella città che l’ha vista nascere e crescere, quanto piuttosto che questa sua decisione venga vista come un fatto strano, quasi un gesto incosulto, visti i pesanti effetti che ha avuto sulla sua esistenza. Come ribadisce la stessa Tripodi, intervistata poco dopo dalla dott.ssa Macrì, la cosa che le faceva più rabbia quando l’anno scorso ha deciso di candidarsi alla guida della città, era il fatto che le persone a lei più vicine la dissuadessero a fare tale scelta di responsabilità e le dicessero testualmente frasi come “ma chi te lo fa fare?”, “hai solo da perderci”, “non cambierà mai niente”.
L’ultima delle domande rivoltele nella nostra video-intervista, si concentra proprio su questo punto; viene chiesto alla Tripodi che cosa pensa che con la sua amministrazione potrà effettivamente cambiare a Rosarno e che cosa invece, con onestà intellettuale, si sente di ammettere che difficilmente potrà cambiare. Dalla prima all’ultima delle questioni che affronta, Elisabetta Tripodi appare serena, nient’affatto ingenua e anzi lucidissima nel proporsi in prima persona, per fare in modo che i suoi concittadini non vadano più a cercare quella speranza di cambiamento di cui lei si è fatta carico, a migliaia di chilometri di distanza. La presenza della ‘ndrangheta continuerà a farsi sentire anche dopo la sua amministrazione conclude la Tripodi; ma l’atteggiamento delle persone che vogliono una città e un’esistenza diverse dalla vita in trincea, quello sì che può e deve cambiare; per farlo però, bisogna metterci la testa e le mani nei problemi da risolvere ed Elisabetta non solo ha pensato di farlo; lo sta facendo tutti i giorni.
Massimiliano Macculi