venerdì 2 dicembre 2011

Troppi rischi, “Striscia” molla


Il papà del Gabibbo: Calabria difficile da raccontare. Scettici intellettuali, amministratori e giornalisti. La denuncia di Ricci: «Non trovo inviati». Le reazioni: «Attenti ai luoghi comuni»
30/11/2011 Giulia Veltri, Il Quotidiano della Calabria


il regista antonio ricci
CATANZARO- Calabria terra persa, Calabria terra di frontiera, difficile da raccontare e rischiosa, a tale punto che anche una trasmissionedi grido come “Striscia la notizia” non riesce a reperire un inviato? Ebbene sì, stando alle denunce pubbliche di Antonio Ricci, fondatore del programma che sbanca tutte le classifiche di ascolto, la Calabria non avrebbe molte chance di emancipazione e, di certo, non c’è speranza di vedere con frequenza da queste parti il faccione del Gabibbo. Ricci dalle colonne del quotidiano “Italia oggi”, proprio ieri, punta il dito contro la Calabria: «Non riesco a trovare una persona che si occupi di questa regione – queste le dichiarazioni del regista – perché la Calabria è un territorio paradossale per lavisione della legalità. Lì è pericoloso. A fare satira politica non si rischia nulla. Invece, se tratti con gente che per 300 euro ti brucia la macchina o ti dà il cacciavite nella giugulare, allora diventa duro e difficile». Insomma, la regione rischia di diventare marginale anche per una trasmissione la cui cifra è legata alla denuncia di sprechi, illegalità diffuse, opere incompiute e madornali trasgressioni. Proprio qui, insomma dove il “materiale” dalavoro abbonda, iltgsatirico fa un passo indietro. E’ cronaca il fatto che in più occasioni, inviati e troupe televisive si siano imbattute in spintoni, botte e minacce a tutti gli effetti. Basti, in ultimo l’assalto ai giornalisti delle Iene avvenuto qualche settimanada aIsolaCapo Rizzutonell’ambito di un’inchiesta sugli abusi edilizi. Ma è, poi, vero che la Calabria non voglia essere raccontata e che l’oggettiva emergenza legalitaria impedisca e disincentivi l’impegno e la denuncia? Cosa c’è di vero, insomma, nelle dichiarazioni di Ricci, provocatore per professione ma anche osservatore attento? «Ricci è una persona seria ed intelligente per cui non bisogna mai sottovalutare ciò che dice – afferma, ad esempio, Gianantonio Stella, tra le firmepiù prestigiosedelgiornalismo italiano, scrittore, oggi al Corriere della sera e conoscitore della calabresità in tutti i suoi aspetti – ed è vero, fra l’altro, che il tratto della diffidenza è tipico del calabrese. Detto questo, rimanendo fermo alla mia esperienza, posso dire di non avere mai incontrato difficoltàa muovermiin questa regione. L’impatto delle telecamere è ben diverso, però, da quello della carta stampata. La “plebe”, nel senso più antico del termine, conosce molto bene il Gabibbo, ma magari non sa chi siano Ezio Mauro o Eugenio Scalfari». Altolà ai luoghi comuni arriva da Silvio Gambino e Tonino Perna. Il primo, attuale direttore dellaScuola superiore di scienze della pubblica amministrazione all’Unical e già preside di Scienze politiche, invita Ricci alla cautela di giudizi, «non vorrei – dice – che la sua fosse una nota di colore, perché ci sono molti giovani calabresi oggi impegnati nel mondo dell’informazione, a testimonianza diun coraggio e di unaspinta legalitaria veri e diffusi. Non possiamo, poi, non negare che il rapporto con la giustizia e la legge rappresenti il grande nodo irrisolto di questa regione, che non può essere affrontato – però- con le sole provocazioni. Dire che denunciare è troppo rischioso rappresenta la via più breve per mollare la spugna ». Tonino Perna, invece, è docente di Sociologia a Messina e con i suoi modelli virtuosi ha raggiunto molti traguardi importanti, ad esempio da presidente del Parco dell’Aspromonte: «Le parole di Ricci – sostiene – contengono un elemento di verità e tratti da “luo – go comune”, perché è fuor di dubbio che la Calabria siauna terra borderline. La paura e l’omertà sono punti distintivi ma trovo la dichiarazione un po’ pretestuosa e intrisa di banalità. Porto a testimonianza delle mie ragioni il libro di Giuseppe Trimarchi, “Cala – bria ribelle”, di cui ho curato la prefazione e nel quale vengono raccontate storie di imprenditori e cittadini calabresi che hanno trovato il coraggio di denunciare. Senza contare, i casi di giornalisti calabresi intimiditi nell’esercizio della propria professione e che non per questo hanno smesso di lavorare». Chi con il coraggio della denuncia è costretta a misurarsi ogni giorno è Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno, cuore della Piana di Gioia Tauro, più volte finita sull’altare della cronaca per le intimidazioni subite da amministratore: «E’ vero – afferma il sindaco – far rispettare la legge in Calabria costa sacrifici e tanta abnegazione ma non sono d’accordo con l’impostazione di Ricci, tutta piegata sulla visione di una Calabria persa, ormai irrecuperabile, regno indiscusso della negatività. Questa visione ammazza ogni germe di positività e di risveglio ».

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