martedì 22 febbraio 2011

Gigliotti(Pd):serve discontinuità con Loierismo


In otto mesi di commissariamento del PD molte cose sono cambiate. Penso al ruolo che è stato affidato ai molti giovani e alle tante donne che stanno ricreando un rinnovato entusiasmo e una speranza per tutta la Calabria democratica. Penso a Elisabetta Tripodi eletta sindaco di Rosarno a distanza di pochi mesi dalla rivolta degli immigrati. E penso anche alle tante aperture di credito che ci vengono dalle associazioni sindacali, da quelle datoriali, dai singoli territori e dai partiti alleati che ci riconoscono il merito di avere contribuito a costruir, ovunque, le condizioni di serenità per un tavolo unitario del centro sinistra, capace di indicare percorsi e proporre soluzioni. Tutto ciò nonostante il terremoto politico delle regionali e lo smottamento conseguente dei consensi.Tuttavia alcuni segnali ci dicono che qualcosa ancora non gira nel verso giusto. Sono molte le resistenze che si registrano, infatti, all’interno del PD verso le istanze di rinnovamento e di discontinuità che in molti vorremmo imprimere in tutte le città dove si è chiamati a rinnovare i consigli comunali. A Catanzaro, per esempio, abbiamo assistito al sacrificio del grande lavoro svolto dall’intera coalizione di centrosinistra, che era riuscita ad offrire agli elettori e alla città la disponibilità di due autorevoli candidature, quella del Prof. Valerio Donato e del Prefetto Salerno. Queste disponibilità, accolte dagli elettori e dalla città con grande entusiasmo, sono state ritirate dagli interessati perché evidentemente non “gradite” a quell’altra parte del PD, quella per intenderci del Movimento delle Primarie, che è probabilmente il frutto più amaro della stagione passata, che si è nutrito di quel pane e che oggi, volendo imporre ancora se stessa, lavora ai fianchi delle nuove proposte per indebolirle, sperando di rendere in tal modo la loro mediazione insostituibile. Il loro tentativo di sfasciare la coalizione di centro sinistra e la sua tenuta è evidente laddove invitano gli alleati del PD, gli stessi che loro hanno snobbato alle scorse regionali, ad abbandonare il tavolo comune. E’ evidente che chi si è illuso che fosse bastevole “bocciare” la triade di Caposuvero per ridare credibilità al PD calabrese e per rilanciare una proposta politica, oggi si deve ricredere, perché spesso i figli sono peggiori dei padri. Ed è altresì chiaro a tutti l’ingenuità di poter dialogare e di includere nella ricostruzione del PD, le varie aree democratiche figlie, a Cosenza come a Catanzaro come a Reggio, di quel patto sceleris che dopo avere determinato la sconfitta del 28 marzo scorso, in nome della loro sopravvivenza, lavoreranno ancora per la nostra sconfitta perché a loro, è notorio, non interessa un PD vincente ed autorevole. Ancora più chiaro è che noi del PD non saremo mai credibili di fronte al nostro elettorato e ai nostri alleati se proponessimo come sostegno e stampella del rinnovamento quella stessa classe dirigente che, con i suoi silenzi, ha consentito la nascita e la lunga sopravvivenza del Loierismo di cui Loiero, evidentemente, non è stato né il massimo né l’unico interprete.Il PD oggi deve avere il coraggio in tutte le città (da Cosenza a Reggio, da Catanzaro a Rossano, da Crotone ad Amantea a Soverato, fino al più piccolo comune della Calabria) di affidarsi a candidature che rappresentino una chiara discontinuità rispetto alla passata esperienza regionale.Se poi il PD vuole realizzare in Calabria il primo vero laboratorio del Partito Democratico, deve osare molto di più e accanto alla discontinuità deve investire in candidature che rappresentino un salto generazionale e un cambio di genere. Sarebbe una grande opportunità per la Calabria e i Calabresi se riuscissimo a mettere in campo nomi di illustri calabresi, di giovani trentenni e quarantenni, di donne, tante donne di valore impegnate da sempre nel lavoro, nelle professioni, nelle associazioni e nella politica. Per il riscatto della Calabria e per dare ai calabresi la possibilità di rimanere in Europa, infatti, non serve vincere le elezioni ricorrendo alle solite candidature di “famiglia” o di “club” rappresentativi clientele e in consorterie varie, ma occorre avere il coraggio di provare a vincere facendo a meno di loro, senza alcuna paura del risultato e lavorando per costruire un partito credibile e autorevole, svincolato dai poteri trasversali e libero di rappresentare gli interessi dei calabresi e non quelli dei poteri forti della sanità, dell’ambiente, del cemento, dei pubblici concessionari ecc. ecc. Se non ora quando?